Signor Presidente,

rivolgo innanzitutto il saluto del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli a tutte le Autorità qui presenti e rappresentate,

saluto il Signor Presidente della Regione Campania,

il Signor Presidente del Consiglio di Stato,

il Signor Sindaco di Napoli,

i Signori Prefetti presenti,

il rappresentante del Consiglio di Presidenza,

le Autorità religiose e militari tutte,

l’Avvocato Distrettuale dello Stato,

il rappresentante dell’Associazione Nazionale Magistrati Amministrativi,

i rappresentanti delle Associazioni degli Avvocati,

le colleghe e i colleghi Avvocati,

i Magistrati tutti.

 

Nelle vesti di Consigliere anziano, in attesa dell’insediamento del nuovo Ufficio di presidenza, sono qui a rappresentare il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli nell’appuntamento più significativo dell’anno giudiziario in questa sede.

 

Negli ultimi anni, l’Ordine di Napoli ha sviluppato – e sempre più, ritengo, dovrà farlo in futuro – una crescente attenzione verso la giustizia amministrativa, contribuendo a sensibilizzare gli Avvocati all’insostituibile funzione che è chiamata a svolgere all’interno dell’ordinamento, tanto più in presenza di un quadro giuridico-istituzionale in continuo cambiamento.

 

La sempre maggiore specializzazione richiesta dalla normativa professionale vigente e dal mercato propone alla classe forense nuove sfide alle quali non potrà non farsi trovare pronta, rispondendo con competenza alla multiforme domanda di giustizia che proviene dalla società, ancor più in un settore che reclama necessariamente, per sua stessa natura, un solido bagaglio di conoscenze ed un’opera di aggiornamento costante sulle novità legislative e giurisprudenziali.

 

In questo senso, lo sforzo profuso dall’Ordine nella Consiliatura appena trascorsa ha mirato, da un lato, alla promozione e al patrocinio di importanti momenti di studio e riflessione sui principali temi del diritto amministrativo e, dall’altro, alla predisposizione dei percorsi per il conseguimento dei titoli di specializzazione che afferiscono a vario titolo alla materia, riferiti ad ambiti particolarmente delicati dell’ordinamento:

 

– il diritto del pubblico impiego;

– il diritto urbanistico, dell’edilizia e dei beni culturali;

– il diritto dell’ambiente e dell’energia;

– il diritto sanitario;

– il diritto dell’istruzione;

– il diritto dei contratti pubblici e dei servizi pubblici;

– il diritto delle autonomie territoriali e del contenzioso elettorale;

– contabilità pubblica e contenzioso finanziario-statistico.

 

Questo elenco fornisce un’idea tangibile del grado di complessità raggiunto dal diritto amministrativo rispetto al tempo in cui tanti di noi ebbero modo di studiarlo la prima volta sui manuali dell’università.

 

I settori poc’anzi elencati rendono oltremodo difficile trovare oggi una nozione unitaria di diritto amministrativo, che oramai spazia, evidentemente, da ambiti più tradizionali fino alle ultimissime frontiere del diritto dell’economia.

 

Tuttavia, se è lecito provare a rintracciare un comune denominatore nel composito spazio giuridico assegnato a questa giurisdizione, potremmo certamente trovare riparo nella cura dell’interesse generale, nelle sue plurime dimensioni.

 

Un concetto cui deve essere sempre rivolta l’azione dei pubblici poteri, nelle molteplici declinazioni espresse, direttamente o indirettamente, dalla Carta costituzionale, a partire dall’articolo 97, vera norma fondamentale in materia.

 

Questo riferimento, forse didascalico, consente di ricordare – non senza emozione – uno dei Maestri assoluti del diritto amministrativo, il Prof. Abbamonte, vanto del Foro partenopeo, al quale nell’aprile dell’anno appena trascorso l’Ordine degli Avvocati di Napoli ha meritatamente dedicato un busto, ospitato nel Gran Salone di Castel Capuano.

 

È proprio nella lezione dei Maestri e nella riscoperta delle radici che va cercata la strada per arrestare l’imbarbarimento etico-culturale di questi tempi e per affrontare nel migliore dei modi il futuro che attende la nostra giustizia.

 

Il richiamo alla nobiltà delle origini, ben lungi dal rappresentare una citazione retorica, vuole costituire, invece, un appello a tenere ben salda la rotta in vista dell’introduzione di riforme che non potranno mai prescindere dalla valorizzazione del ruolo dell’Avvocato per scongiurare il rischio di uno snaturamento della funzione giurisdizionale “in nome del popolo”.

 

Questa è la strada da percorrere.

 

Una strada che dovrà condurre, ci auguriamo, al raggiungimento di due obiettivi, che troppe volte si sono rivelati una chimera, nei vari gangli del sistema giurisdizionale: efficienza della macchina giudiziaria ed effettività della tutela.

 

L’Avvocatura, ne sono certo, saprà dare il proprio contributo perché ciò sia finalmente possibile e perché il diritto possa continuare a compiere il proprio percorso evolutivo, nella direzione del progresso e della costruzione di una società più giusta.

 

Avv. Sergio Longhi

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